Corto della settimana

Mi avevano al titolo. Grande, grande titolo. Anche senza di esso però, con due artisti in cima ai loro giochi, non c’era modo che non sarei stato amplificato per vedere finalmente Spike Jonze e Kanye più recente collaborazione cortometraggio, We Were Once a Fairy Tale. Cavolo, aspettavo solo da un mese. Era stato ben pubblicizzato che il film, dopo aver debuttato nel mese di giugno al LA Film Fest, stava per presentarsi settembre. 8 ° su itunes. Quel giorno andò e venne deludente, e ora di punto in bianco il film appare su Vimeo (modifica: non di più!). Oh, quelli, pazzi tipi creativi.

kanye2 Questo farà esplodere la blogosfera, quindi non hai bisogno di me per lo scoop, ma sono sicuro che stai aspettando con ansia la mia preziosa opinione sullo zeitgeist (giusto??). Per sempre un breve momento, la cultura pop maelstrom ha abbellito il formato del cortometraggio, ma che dire del prodotto?

Eravamo una volta una fiaba, è per tutti gli standard un film bizzarro. La surrealità è par per il corso che immagino da un regista la cui opera include Essere John Malkovich, e da un cantante di platino che non sa cantare. Il film segue Kanye allo swank club, e si comporta come un ASINO, o almeno è ubriaco fuori di esso. Kanye sta inciampando molestando gli altri clienti, colpendo le donne, ballando le sue canzoni. Una fotocamera portatile, che si esibisce mirabilmente in condizioni di scarsa illuminazione naturale, piomba a ritmo con gli inciampi inebriati di Kanye, svolazzando dentro e fuori fuoco—un’interpretazione filmica di una foschia ubriaca. Questa sezione iniziale lascia il posto a un interludio seguito da un viaggio in bagno. Da lì la stranezza colpisce il suo crescendo mentre quello che era stato un pezzo relativamente realistico lascia il posto completamente alla fantasia.

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Per quanto piacevole visivamente e avvincente dal punto di vista cinematografico, come il fantastico climax è, è quasi una delusione dopo la brillante messa a punto del film. L’apertura, con il comportamento imbarazzante e la solitudine di Kanye, ha davvero una qualità poetica, in quanto Kanye alterna una figura di scherno e simpatia. Ignorare l’aspetto forse più surreale del film, che nel mondo sicofantico di questi club di lusso chiunque vorrebbe soffiare via Kanye; seguire invece la logica del film, che consente di incorporare facilmente il titolo del film in una lettura ravvicinata—stanno tutti ascoltando la sua musica, ma non hanno alcun rispetto per l’uomo rotto che lo ha fatto. Connettendosi a livello meta con i noti traumi personali che Kanye ha subito nell’ultimo anno, è facile immaginare che “Happily Ever After” sia qualcosa di irrimediabilmente del passato di Kanye: inserirsi in una narrazione logora di una caduta dalla grazia. Purtroppo, anche se struggente, quella storia sarebbe troppo semplicistico per questa coppia immagino. Inoltre autocommiserazione è sconveniente di una superstar del rap. Così invece otteniamo the bat thing, che, nella sua oltraggiosità, oscura la disgrazia dolcemente tragica, ed elegante umanizzazione del personaggio di Kanye (Kanye).

Detto questo, è possibile conciliare il bat-thing che termina con questa lettura precedente, elevando la scena al suo giusto posto come conclusione necessaria alla narrazione preservando lo spirito dell’apertura, ma trasformando Kanye da pietoso a redentivo. È la mia opinione disinformata, ma segui se vuoi. Se è vero che Kanye è in un tormento emotivo che porta al suo comportamento autodistruttivo – forse legato al crepacuore che sappiamo essere stato il progenitore dell’album 808 e Heartbreaks, e che probabilmente allude all’interludio onirico del film-allora questo finale è una pulizia metaforica. Kanye, raggiungendo le profondità della sua tristezza attraverso il sondaggio personale d’acciaio (gioco di parole pienamente inteso), e il rilascio eruttivo, ma catartico, scopre la fonte metaforica del suo squilibrio emotivo. Confrontandolo finalmente, Kanye non lo colpisce in un impeto di rabbia, o lo assolve nel perdono caritatevole. In quella che è una performance di recitazione piuttosto notevole, Kanye Kanyericonosce e riconosce la sua presenza ed esistenza: è qualcosa che è stato parte di lui per molto tempo, degno di rispetto. Non più però può rispettarlo come suo passeggero silenzioso, è arrivato il momento di deporre il suo fardello, e così con grave onore che si addice al motivo samurai della scena, ha permesso alla tristezza metaforica di disfarsi.

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