Semele

SEMELE, una bella principessa, figlia di Cadmo, re di Fenicia, era molto amata da Zeus.

Come la sfortunata Callisto, fu odiata da Era con gelosa malignità, e l’altezzosa regina del cielo decise di effettuare la sua distruzione. Travestendosi, quindi, da Beroe, la fedele vecchia nutrice di Semele, la persuase abilmente a insistere affinché Zeus la visitasse, mentre appariva a Era, in tutta la sua potenza e gloria, ben sapendo che ciò avrebbe causato la sua morte istantanea. Semele, sospettando alcun tradimento, seguì il consiglio della sua presunta infermiera; e la prossima volta che Zeus venne da lei, lei lo supplicò sinceramente di concedere il favore che stava per chiedere.

Zeus giurò dallo Stige (che era per gli dei un giuramento irrevocabile) di aderire alla sua richiesta qualunque essa fosse. Semele, quindi, sicuro di ottenere la sua petizione, pregò Zeus di apparire a lei in tutta la gloria del suo potere divino e maestà. Come aveva giurato di concedere tutto ciò che lei gli ha chiesto, è stato costretto a soddisfare il suo desiderio; si rivelò quindi come il potente signore dell’universo, accompagnato da tuoni e fulmini, e fu immediatamente consumata tra le fiamme. Io, figlia di Inaco, re di Argo, era sacerdotessa di Era. Era molto bella, e Zeus, che era molto legato a lei, la trasformò in una mucca bianca, per sconfiggere gli intrighi gelosi di Era, che, tuttavia, non doveva essere ingannata.

Consapevole dello stratagemma, escogitò per ottenere l’animale da Zeus, e la mise sotto la cura vigile di un uomo chiamato Argus-Panoptes, che la fissò a un ulivo nel boschetto di Era. Aveva un centinaio di occhi, dei quali, quando dormiva, non ne chiudeva mai più di due alla volta; essendo così sempre di guardia, Hera lo trovava estremamente utile nel tenere la guardia su Io. Hermes, tuttavia, per ordine di Zeus, riuscì a mettere tutti i suoi occhi a dormire con il suono della sua lira magica, e poi, approfittando della sua condizione impotente, lo uccise.

La storia narra, che in commemorazione dei servizi che Argus le aveva reso, Hera pose gli occhi sulla coda di un pavone, come un memoriale duraturo della sua gratitudine. Sempre fertile nelle risorse, Hera ora ha inviato un tafano a preoccuparsi e tormentare lo sfortunato Io incessantemente, e ha vagato per il mondo nella speranza di fuggire dal suo tormentatore.

Raggiunse a lungo l’Egitto, dove trovò riposo e libertà dalle persecuzioni del suo nemico. Sulle rive del Nilo riprese la sua forma originale e diede alla luce un figlio chiamato Epaphus, che in seguito divenne re d’Egitto e costruì la famosa città di Menfi.

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