Il primo rapporto sul credito pubblico di Alexander Hamilton (1789)

Alexander Hamilton (1755-1804) immerso in azione rivoluzionaria subito dopo il suo arrivo a New York dalle Indie Occidentali nel 1773. Ha servito nell’esercito continentale e poi nel Congresso della Confederazione. Mai felice con gli articoli della Confederazione, è stato uno dei primi fautori della riforma costituzionale. Un fermo sostenitore di un forte, anche aristocratico, governo centralizzato, ha partecipato alla Convenzione costituzionale, ha scritto molti dei saggi federalisti che hanno promosso la nuova costituzione, e ha contribuito a spingere attraverso la ratifica a New York. Washington ricompensò il suo intelligente ed energico ex aiutante di campo nominandolo primo Segretario del Tesoro degli Stati Uniti. Hamilton ha abbracciato la sfida e l’opportunità di creare un programma finanziario ed economico per la giovane nazione. La maggior parte delle sue proposte non erano innovazioni uniche per gli Stati Uniti; ha preso in prestito prontamente da precedenti europei e soprattutto inglesi su tali metodi di entrate come le tariffe e le accise. Hamilton era, tuttavia, innovativo nel modo in cui ha messo insieme la sua politica e come ha pianificato di implementarla. Il segretario ha presentato una serie di relazioni al Congresso che ha delineato quello che è stato chiamato l’Hamiltoniana programma: il Primo Rapporto sul Credito Pubblico, gennaio 1790; il Secondo Rapporto sul Credito Pubblico e il Rapporto di una Banca Nazionale nel dicembre del 1790; la Relazione sull’Istituzione di una Zecca nel gennaio 1791; e la Relazione dei Manufatti nel dicembre del 1791. Dopo la discussione e alcuni emendamenti, tutti tranne l’ultimo sono stati adottati.

Dipartimento del Tesoro, 9 gennaio 1790.

Il Segretario del Tesoro, in obbedienza alla risoluzione della camera dei Rappresentanti, il ventunesimo giorno del settembre scorso, ha, durante il recesso del Congresso, si applicò alla considerazione di un piano adeguato per il sostegno del Credito Pubblico, con tutta l’attenzione che è dovuta all’autorità della Casa, e per la grandezza dell’oggetto.

Nell’adempimento di questo dovere, si è sentito, in non piccola misura, le ansie, che naturalmente portata da una giusta stima della difficoltà del compito, da una ben fondata diffidenza del suo essere in possesso delle qualifiche per l’esecuzione con successo, e da una profonda e solenne convinzione della natura fatidica della verità contenuta nella risoluzione di sotto della quale le sue indagini sono state condotte, “Che un adeguato fondo per il sostegno del Credito Pubblico, è una questione di grande importanza per l’onore e la prosperità degli Stati Uniti.”

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Secondo il Segretario, la saggezza dell’Assemblea, nel dare la propria esplicita sanzione alla proposizione che è stata enunciata, non può che essere applaudita da tutti, che considereranno seriamente, e tracceranno attraverso le loro ovvie conseguenze, queste chiare e innegabili verità.

Che le esigenze sono da aspettarsi che si verifichino, negli affari delle nazioni, in cui ci sarà una necessità di prendere a prestito.

Che i prestiti in tempi di pericolo pubblico, soprattutto da guerra straniera, si trovano una risorsa indispensabile, anche per i più ricchi di loro.

E che in un paese che, come questo, è dotato di poca ricchezza attiva, o in altre parole, poco capitale, la necessità di tale risorsa, deve, in tali emergenze, essere proporzionalmente urgente.

E come da un lato non si può dubitare della necessità di prendere a prestito in particolari emergenze, così dall’altro, è altrettanto evidente, che per poter prendere a prestito in buone condizioni, è essenziale che il credito di una nazione sia ben consolidato.

Infatti, quando il credito di un paese è in qualche misura discutibile, non manca mai di dare un premio stravagante, in una forma o nell’altra, su tutti i prestiti che ha occasione di fare. Né il male finisce qui; lo stesso svantaggio deve essere sostenuto su tutto ciò che deve essere acquistato in termini di pagamento futuro.

Da questa costante necessità di prendere in prestito e comprare caro, è facile immaginare come immensamente le spese di una nazione, nel corso del tempo, saranno aumentate da un cattivo stato del credito pubblico.

Tentare di enumerare la complessa varietà di malizi nell’intero sistema dell’œconomy sociale, che derivano da una trascuratezza delle massime che sostengono il credito pubblico e giustificano la sollecitudine manifestata dalla Casa su questo punto, sarebbe un’intrusione impropria sul loro tempo e sulla loro pazienza.

In una luce così forte tuttavia appaiono al Segretario, che sulla loro dovuta osservanza al momento critico, dipende materialmente, a suo giudizio, la prosperità individuale e aggregata dei cittadini degli Stati Uniti; il loro sollievo dagli imbarazzi che ora sperimentano; il loro carattere di popolo; la causa del buon governo.

Se il mantenimento del credito pubblico, quindi, è veramente così importante, la prossima indagine che si suggerisce è, con quali mezzi deve essere effettuata? La risposta pronta a cui domanda è, in buona fede, da una puntuale esecuzione dei contratti. Gli stati, come gli individui, che osservano i loro impegni, sono rispettati e fidati: mentre il contrario è il destino di coloro, che perseguono una condotta opposta.

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Se l’osservanza di quella buona fede, che è la base del credito pubblico, è raccomandata dai più forti incentivi di opportunità politica, è applicata da considerazioni di autorità ancora più grande. Ci sono argomenti per questo, che poggiano sui principi immutabili dell’obbligo morale. E nella misura in cui la mente è disposta a contemplare, nell’ordine della Provvidenza, una connessione intima tra la virtù pubblica e la felicità pubblica, sarà la sua ripugnanza a una violazione di tali principi.

Questa riflessione trae ulteriore forza dalla natura del debito degli Stati Uniti. Era il prezzo della libertà. La fede dell’America è stata ripetutamente promessa per essa, e con solennità, che danno forza peculiare all’obbligo. Vi è infatti motivo di rammaricarsi che non è stato finora mantenuto; che le necessità della guerra, cospirando con inesperienza nei soggetti della finanza, prodotto infrazioni dirette: e che il periodo successivo è stata una scena continua di violazione negativo, o non conformità. Ma una diminuzione di questo rammarico nasce dalla riflessione, che gli ultimi sette anni hanno mostrato uno sforzo serio e uniforme, da parte del governo dell’unione, per recuperare il credito nazionale, rendendo giustizia ai creditori della nazione; e che gli imbarazzi di una costituzione difettosa, che ha sconfitto questo lodevole sforzo, sono cessati.

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Non può non meritare una particolare attenzione, che tra di noi gli amici più illuminati del buon governo sono quelli, le cui aspettative sono le più alte.

Giustificare e preservare la loro fiducia; promuovere la crescente rispettabilità del nome americano; rispondere alle richieste della giustizia; ripristinare la proprietà fondiaria al suo giusto valore; fornire nuove risorse sia all’agricoltura che al commercio; cementare più strettamente l’unione degli Stati; aumentare la loro sicurezza contro gli attacchi stranieri; stabilire l’ordine pubblico sulla base di una politica retta e liberale. Questi sono i grandi e inestimabili fini da garantire, con una disposizione adeguata e adeguata, al momento attuale, per il sostegno del credito pubblico.

A questa disposizione siamo invitati, non solo dalle considerazioni generali, che sono state notate, ma da altre di natura più particolare. Procurerà ad ogni classe della comunità alcuni importanti vantaggi e rimuoverà alcuni svantaggi non meno importanti.

Il vantaggio per i creditori pubblici derivante dall’aumento del valore di quella parte del loro patrimonio che costituisce il debito pubblico, non ha bisogno di alcuna spiegazione. Ma c’è una conseguenza di ciò, meno ovvia, anche se non meno vera, a cui ogni altro cittadino è interessato. È risaputo che nei paesi in cui il debito nazionale è adeguatamente finanziato e oggetto di fiducia consolidata, esso risponde alla maggior parte degli scopi del denaro. I trasferimenti di azioni o di debito pubblico sono equivalenti ai pagamenti in specie; o in altre parole, lo stock, nelle principali transazioni di affari, passa corrente come specie. La stessa cosa sarebbe, con ogni probabilità accadere qui, nelle circostanze simili.

I vantaggi di questo sono vari ed evidenti.

Primo. Il commercio è esteso da esso; perché c’è un capitale più grande per portarlo avanti, e il commerciante può, allo stesso tempo, permettersi di commerciare per profitti più piccoli; come il suo stock, che, quando disoccupato, lo porta in un interesse da parte del governo, lo serve anche come denaro, quando ha una richiesta per esso nelle sue operazioni commerciali.

In secondo luogo. Anche l’agricoltura e i manufatti sono promossi da essa: per la stessa ragione, che più capitale può essere comandato di essere impiegato in entrambi; e perché il mercante, il cui commercio estero, dà loro attività ed estensione, ha maggiori mezzi per l’imprenditorialità.

In terzo luogo. L’interesse del denaro sarà abbassato da esso; perché questo è sempre in rapporto, alla quantità di denaro, e alla rapidità di circolazione. Questa circostanza consentirà sia al pubblico che agli individui di prendere in prestito a condizioni più semplici ed economiche.

E dalla combinazione di questi effetti, saranno forniti aiuti supplementari al lavoro, all’industria e alle arti di ogni genere.

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Si è convenuto su tutte le mani che la parte del debito che è stato contratto all’estero, ed è denominato il debito estero, dovrebbe essere prevista, secondo le precise condizioni dei contratti ad esso relativi. Le discussioni, che possono sorgere, quindi, si riferiranno essenzialmente alla parte interna di esso, o a quella che è stata contrattata a casa. È deplorevole che non vi sia la stessa unanimità di sentimenti da questa parte, come dall’altra.

Il Segretario ha troppa deferenza per le opinioni di ogni parte della comunità, per non aver osservato uno, che ha, più di una volta, ha fatto la sua comparsa nelle stampe pubbliche, e che è di tanto in tanto di essere incontrato con in conversazione. Si tratta di stabilire se non debba essere operata una discriminazione tra i possessori originari dei titoli pubblici e gli attuali possessori mediante acquisto. Coloro che sostengono una discriminazione sono per fare una disposizione completa per i titoli del primo, al loro valore nominale; ma sostengono, che quest’ultimo dovrebbe ricevere non più che il costo per loro, e l’interesse: E l’idea è talvolta suggerito di fare bene la differenza per il primitivo possessore.

A favore di questo schema, si alledged, che sarebbe irragionevole pagare venti scellini nella sterlina, a uno che non aveva dato più per esso di tre o quattro. E si aggiunge, che sarebbe difficile aggravare la disgrazia del primo proprietario, che, probabilmente per necessità, si separò con la sua proprietà a così grande perdita, obbligandolo a contribuire al profitto della persona, che aveva speculato sulle sue angosce.

Il Segretario, dopo la più matura riflessione sulla forza di questo argomento, è indotto a respingere la dottrina in esso contenuta, tanto ingiusta e scortese, quanto altamente lesiva, anche per i possessori originari di titoli pubblici; quanto rovinosa per il credito pubblico.

È incoerente con la giustizia, perché in primo luogo, è una violazione del contratto; in violazione dei diritti di un acquirente equo.

La natura del contratto nella sua origine, è, che il pubblico pagherà la somma espressa nella cauzione, al primo titolare, o il suo cessionario. L’intento, nel rendere la sicurezza assegnabile, è, che il proprietario può essere in grado di fare uso della sua proprietà, vendendolo per quanto può valere sul mercato, e che l’acquirente può essere sicuro nell’acquisto.

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Il impolicy di una discriminazione risultati da due aspetti: uno, che procede su un principio distruttivo della qualità del debito pubblico, o la borsa della nazione, che è essenziale per la sua capacità di rispondere alla finalità di denaro—che è la sicurezza del trasferimento; l’altra, che pure su questo conto, come, perché include una violazione della fede, rende la struttura in fondi meno preziose; di conseguenza, induce i prestatori richiedono un premio più elevato per quello che si prestano, e produce ogni altro inconveniente di un cattivo stato di credito di diritto pubblico.

Si percepirà a prima vista, che la qualità trasferibile delle scorte è essenziale per il suo funzionamento come denaro, e che ciò dipende dall’idea di completa sicurezza per il cedente, e una ferma persuasione, che nessuna distinzione può in nessun caso essere fatta tra lui e il proprietario originale.

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Ma c’è ancora un punto di vista in cui apparirà forse ancora più eccezionale, che in uno dei primi. Sarebbe ripugnante una disposizione espressa della Costituzione degli Stati Uniti. Questa disposizione è, che ” tutti i debiti contratti e gli impegni stipulati prima dell’adozione di tale Costituzione sono validi contro gli Stati Uniti sotto di essa, come sotto la confederazione.”che equivale a una ratifica costituzionale dei contratti che rispettano il debito, nello stato in cui esistevano sotto la confederazione. E ricorrendo a tale standard, non ci può essere dubbio, che i diritti dei cessionari e titolari originali, devono essere considerati come uguali.

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Il Segretario concludendo che una discriminazione, tra le diverse classi di creditori degli Stati Uniti, non può essere fatta con correttezza, procede a esaminare se una differenza dovrebbe essere permessa di rimanere tra loro, e un’altra descrizione dei creditori pubblici—Quelli degli stati individualmente.

Il Segretario, dopo una matura riflessione su questo punto, è pienamente convinto che un’assunzione dei debiti degli Stati particolari da parte dell’unione, e una disposizione analoga per loro, come per quelli dell’unione, sarà una misura di sana politica e di sostanziale giustizia.

Essa contribuirebbe, a parere del Segretario, in modo eminente a un assetto ordinato, stabile e soddisfacente delle finanze nazionali. Ammettendo, come dovrebbe essere il caso, che una disposizione deve essere fatta in qualche modo o in altro, per l’intero debito; ne consegue che non saranno necessarie maggiori entrate, sia che tale disposizione sia fatta interamente dagli Stati Uniti, o in parte da loro, e in parte dagli Stati separatamente.

La questione principale deve quindi essere, se una tale disposizione non può essere più conveniente ed efficace fatta da un piano generale emesso da un’autorità, piuttosto che da piani diversi originati da diverse autorità.

* * *

Il Segretario procede ora ad una considerazione dei fondi necessari.

È stato affermato che il debito degli Stati Uniti è costituito da

Dollari. Centesimi.
Il debito estero, che ammonta,
con interessi arretrati, per
11,710,378 62
E il debito interno pari,
con come arretrati,
calcolato alla fine dell’anno 1790, di
42,414,085 94
Fare insieme, di Dollari 54,124,464 56

Gli interessi sul debito interno è calcolato alla fine di quest’anno, perché i dettagli di eseguire qualsiasi programma in esecuzione, si esaurisce l’anno.

Dollari. Centesimi.
L’interesse annuo del
il debito estero è stato rilevato al
542,599 66
E l’interesse sui
di debito nazionali in quattro per cento
sarebbe pari a
1,696,563 43
Fare insieme, di Dollari 2,239,163 09

Quindi per pagare gli interessi del debito estero, e a pagare il quattro per cento su tutta la nazionale, di debito, di capitale e interessi, la formazione di un nuovo capitale,

si richiedono annuale
reddito di
2,239,163 dollari, 9 centesimi.

La somma che, a parere del Segretario, dovrebbe ora essere fornita in aggiunta a ciò che l’attuale servizio richiederà.

* * *

Per quanto riguarda le rate del debito estero, queste, secondo il Segretario, dovrebbero essere pagate con nuovi prestiti all’estero. Se i fondi fossero convenientemente risparmiati, da altre esigenze, per pagarli, gli Stati Uniti potrebbero mal sopportare lo scarico di denaro contante, al momento attuale, che la misura sarebbe probabilmente occasione.

Ma alla somma che è stata dichiarata per il pagamento degli interessi, deve essere aggiunto un accantonamento per il servizio in corso. Questo il Segretario stima in seicentomila dollari; facendo, con l’importo degli interessi, due milioni, ottocentotrentanovemila, centosessantatré dollari e nove centesimi.

Tale importo può, a parere del Segretario, essere ottenuto dagli attuali dazi sulle importazioni e sul tonnellaggio, con le aggiunte che, senza alcun possibile svantaggio né per il commercio, né per l’agricoltura, possono essere effettuate su vini, liquori, compresi quelli distillati negli Stati Uniti, tè e caffè.

Il Segretario concepisce, che sarà una buona politica, per portare i compiti su articoli di questo tipo, in alto come sarà coerente con la praticabilità di una raccolta sicura. Ciò diminuirà la necessità, sia di ricorrere alle imposte dirette, sia di accumulare dazi laddove sarebbero più scomodi per il commercio, e su oggetti, che sono più da considerare necessari per la vita.

Che gli articoli che sono stati enumerati, saranno, meglio di molti altri, sopportare alti doveri, difficilmente può essere una domanda. Sono tutti loro, in realtà—lussi – la maggior parte di loro lussi stranieri; alcuni di loro, nell’eccesso in cui sono utilizzati, lussi perniciosi. E non c’è, forse, nessuno di loro, che non è consumato in così grande abbondanza, come può, giustamente, denominarlo, una fonte di stravaganza nazionale e impoverimento. Il consumo di spiriti ardenti in particolare, senza dubbio molto a causa della loro economicità, è portato ad un estremo, che è veramente da rimpiangere, anche per quanto riguarda la salute e la morale, come per la œconomy della comunità.

Qualora l’aumento dei dazi tendesse ad una diminuzione del consumo di tali articoli, l’effetto sarebbe, sotto ogni aspetto, auspicabile. Il risparmio che si sarebbe occasione, lascerebbe gli individui più a loro agio, e promuovere una bilancia commerciale più favorevole. Nella misura in cui questa diminuzione potrebbe essere applicabile agli alcolici distillati, incoraggerebbe la sostituzione dei liquori cyder e malt, avvantaggerebbe l’agricoltura e aprirebbe una nuova e produttiva fonte di reddito.

Non è tuttavia probabile che tale diminuzione sia in misura tale da vanificare il beneficio atteso per le entrate derivante dall’aumento dei dazi. L’esperienza ha dimostrato, che lussi di ogni tipo, porre la presa più forte sugli attaccamenti del genere umano, che, soprattutto quando confermato dall’abitudine, non sono facilmente alienati da loro.

Lo stesso fatto offre una sicurezza al commerciante, che non è probabile che sia pregiudicato da notevoli doveri su tali articoli. Di solito comandano un prezzo proporzionale. Le cose principali in questo punto di vista da curare, sono, che i termini di pagamento siano così regolati, da non richiedere anticipi scomodi, e che la modalità di riscossione sia sicura.

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Persuasi, come il Segretario, che l’adeguato finanziamento del presente debito, renderà nazionale della benedizione: Eppure è così lontano da aderenti alla posizione in latitudine in cui a volte è stabilito che “i debiti pubblici sono pubblici benefici”, una posizione invitante per prodigality, e soggetto a pericolosi abusi, che egli auspica esso incorporati, come fondamentale maxim, nel sistema di pubblico credito degli Stati Uniti, che la creazione di debito deve essere sempre accompagnato con i mezzi di estinzione. Questo egli considera come il vero segreto per rendere immortale il credito pubblico. E presume, che è difficile concepire una situazione, in cui non ci può essere un’adesione alla massima. Almeno si sente una sollecitudine unfeigned, che questo può essere tentato dagli Stati Uniti, e che essi possono iniziare le loro misure per la creazione di credito, con l’osservanza di esso.

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